Santa Maria della Scala fu uno dei più grandi ed antichi ospedali sorti sulla Via Francigena, il primo documento risale al 1090.
E’ una grande costruzione che si trova proprio davanti alla scala della Cattedrale di Siena, da qui pare venga l’appellativo ”della Scala”.
Ma la leggenda vuole fare derivare il nome, anche da un sogno capitato alla madre del fondatore dell’ospedale di Santa Maria della Scala. Essa infatti aveva sognato una scala miracolosa che accoglieva gli orfani abbandonati in paradiso, così suo figlio iniziò a creare una struttura che desse ricovero e conforto alle madri sole ed ai piccoli bisognosi ed abbandonati.
L’ospedale nasce anche come luogo di accoglienza dei pellegrini che transitavano sulla Via Francigena e non solo come ricovero per gli ammalati .
L’organizzazione che manteneva questa struttura con il passare dei secoli disponeva dei lasciti e delle elemosine dei suoi sostenitori ed aveva un’enorme quantità di possedimenti agrari che ancora oggi sono facilmente identificabili dallo stemma della scala con la croce che spesso si nota sulla facciata delle fattorie fortificate del territorio senese (chiamate” Le grance”). Queste fattorie fortificate venivano gestite in modo da dare sostentamento e autonomia alla grande e complessa struttura ospedaliera di ricovero di Siena e alle strutture sue sorelle che offrivano ricovero ed accoglienza per i pellegrini sul territorio senese .
Il nucleo più antico dell’edificio è al centro della facciata attuale dove i fratelli Pietro ed Antonio Lorenzetti nel 1335 avevano dipinto il ciclo affrescato Storie della Vergine di cui purtroppo non rimane traccia.
L’Ospedale ospita sale monumentali, corridoi, gallerie scavate nel tufo ed enormi spazi con volte a mattoni, il tutto per una superficie complessiva di 350.000 metri cubi di estensione suddivisi in ambienti di grande fascino e mistero per lo più nei tempi antichi usati come ricovero per i pellegrini e le pellegrine per i malati, per chi soprattutto era senza nessuno che lo potesse aiutare.
Molti degli affreschi che adornavano le pareti di gallerie e corsie sono oggi considerati i veri e propri tesori di questi antichi spazi .
La sala del pellegrinaio, sala adibita ad ospitare i pellegrini di passaggio da Siena ad esempio ha un ciclo di affreschi risalenti al 1440 che rappresentano la vita ospedaliera dell’epoca con una descrizione dei costumi e degli oggetti utilizzati all’epoca con precisione eccezionale.
Al piano inferiore negli spazi della Corticella e del Fienile medievale si trova uno spazio dove sono esposte le sculture originali di Fonte Gaia ,la fonte che si trova in Piazza del Campo. Qua si trova anche l’Oratorio della Compagnia di Santa Caterina della Notte dove Santa Caterina pregava accompagnata dalla sua “brigata”.
Oggi questo antico luogo è custodito dalla confraternita di San Michele Arcangelo. I Magazzini della Corticella poi, ospitano anche il vero e proprio Tesoro di Santa Maria della Scala.
Tale tesoro era costituito da un gruppo di reliquie comprate da Santa Maria della Scala a Venezia nel 1359 dopo lunga trattativa per sincerarne l’autenticità e l’effettiva provenienza dal Tesoro Imperiale di Costantinopoli.
Si tratta di un gruppo di reliquie in metalli pregiati e smalti “cloisonne”, una tecnica tipicamente bizantina, e pietre preziose di straordinario valore religioso chiamate le Reliquie Costantinopolitane provenienti dalla Cappella Imperiale di Costantinopoli. La tecnica dello smalto ”cloisonnè“ chiamata anche Lustro di Bisanzio è un’antica tecnica artistica bizantina per creare intarsi con gli smalti.
Vengono usati sottili fili metallici (filigrane) per creare delle celle “cloisons” (dal latino clausus cioè chiuso) dove viene colato lo smalto ottenendo perciò un intarsio, un mosaico.
Tale tecnica orafa si diffuse anche in oriente e persino in Cina, piacque molto e prese il nome di Jingtailan letteralmente “Jingtai in blu”, perché creata solo per la corte imperiale di Pechino dell’imperatore Jingtai della dinastia Ming che indossava solo stoffe e gioielli dei colori della scala del blu.
Tra queste reliquie di grande valore simbolico e religioso oltre che storico-artistico c’era il Sacro Chiodo della Croce secondo la tradizione appartenuto all’Imperatore Costantino.
La storia di queste reliquie s’intreccia con la storia dell’impero Romano di Oriente ed Occidente quando per le difficoltà di controllare le province l’Imperatore Diocleziano nominò nel Novembre del 285 come suo vice in qualità di “Cesare” un suo valente ufficiale Marco Aurelio Valerio Massimiano che elevo ad Augusto il 1°Aprile del 286 d.C..
La crescente difficoltà a gestire l’impero rese necessaria però un ulteriore divisione funzionale e territoriale.
Cosi Massimiano nel 293 d.C. nominò a Mediolanum (l’odierna Milano) come suo “Cesare” per l’occidente Costanzo Cloro e Diocleziano nominò Galerio per l’oriente a Nicodemia creando cosi la Tetrarchia, il governo dei 4 (dal greco Tetras).
Il gruppo statuario dei 4 tetrarchi che si trova “incastonato” nella facciata della basilica di San Marco a Venezia faceva parte di due colonne onorarie in porfido rosso, che si trova a Costantinopoli nella Piazza monumentale nota come Philadephion.
Il materiale con il quale questo monumento che simboleggiava la “fraternitas” tra i Cesari e gli Augusti è costruito non a caso è in porfido rosso.
Questa pietra infatti particolarmente dura e difficile da lavorare veniva associata dai tempi degli antichi Egizi alla dignità imperiale.
Questo gruppo statuario venne trafugato da Costantinopoli e portato a Venezia durante la quarta crociata. Il piede mancante di uno dei tetrarchi è stato ritrovato infatti a Istambul, l’antica Costantinopoli, e tutt’oggi è al museo Archeologico di Costantinopoli.
Il vescovo Eusebio di Cesarea autore della Vita di Costantino non ci dice dove Costanzo Cloro incontrò Elena che divenne forse sua moglie o forse la sua concubina, ma ci dice che ebbero un figlio, Costantino nel 274 d.C.
Nel 293 d.C. Costanzo dovette lasciare Elena per volere di Diocleziano e sposare la figliastra dell’imperatore Massimiano, Teodora, allo scopo di cementare con un matrimonio l’elevazione di Costanzo a Cesare.
Elena rimase con il figlio Costantino e fu da lui, quando eletto imperatore, proclamata Augusta.
Non si sa’ chi prima tra Costantino ed Elena si convertì al cristianesimo, certo è che Elena nel 327-328 partì per un viaggio nelle province orientali, un pellegrinaggio in Terra Santa sui luoghi della passione di Gesù.
Da questo viaggio in Terra Santa si narra che la regina Elena avesse riportato le reliquie della “vera croce” su cui morì Gesù e i chiodi della crocifissione che ne facevano parte.
Si narra infatti che su questi chiodi sacri l’imperatrice Elena facesse costruire sia il morso del cavallo usato da Costantino in battaglia, oggi posto e venerato nel Duomo di Milano dove perpetuamente splende un lume ma anche una corona – elmo per lo stesso Costantino diventata poi corona e reliquia della chiesa cattolica : la corona ferrea, ora nel Duomo di Monza e utilizzata da tutti gli imperatori cristiani, ma poi successivamente anche da Napoleone.
Uno di questi sacri chiodi fa parte anche del tesoro di Santa Maria della Scala, un luogo mistico e incantato dove scendendo all’interno di qualche piano ci sembra di poter incontrare, in questi suggestivi ambienti di inalterata intensità, la Santa di Siena e d’Italia, Santa Caterina, perché la tradizione vuole che la Santa qua sostasse in preghiera nella chiesa interna a santa Maria della Scala, vegliava e pregava spesso la notte con la sua brigata in quella che oggi è chiamata Santa Caterina della notte.