Arrigo VII (Valenciennes, 1275 – Buonconvento, 24 agosto 1313) era figlio del conte Enrico VI di Lussemburgo e di Beatrice d’Avesnes. Fu educato alla corte francese e fu ad essa legato da vincoli culturali e politici. Nel 1292 sposò Margherita di Brabante dalla quale ebbe tre figli. Venne eletto re di Germania nel 1308, nonostante l’opposizione del re di Francia Filippo il Bello, che avrebbe voluto incoronare il proprio fratello Carlo di Valois.Enrico VII, chiamato anche Arrigo in lingua “volgare”,
venne incoronato ad Aquisgrana il 6 gennaio 1309 con l’aiuto del fratello Baldovino, Arcivescovo di Treviri (vedi pagine del Codice Baldovino di cui si parla in fondo a questo articolo), che conquistò un certo numero di elettori tedeschi, nonostante non fosse giunta ancora da Avignone l’approvazione del Papa francese Clemente V.
L’Imperatore fece sposare suo figlio Giovanni con Elisabetta di Boemia, sorella di Venceslao III. Questa unione fece raggiungere la pace con gli Asburgo, e porterà all’Impero la Bosnia e la Moravia. Animato da principi di pace e giustizia, Arrigo VII si propose di realizzarli sia in Germania sia in Italia, dove scese nel mese di Ottobre del 1310 con il suo esercito accompagnato dalla moglie e dal fratello, per far valere i suoi diritti imperiali, mentre il figlio Giovanni rimaneva a Praga come vicario imperiale.
Decenni di guerre e lotte avevano visto in Italia la nascita di decine di città stato indipendenti, ognuna nominalmente guelfa o ghibellina, sostenute o dalla nobiltà urbana a sostegno di un sovrano potente (come Milano), o dalle emergenti classi mercantili incorporate in uno stato repubblicano (come Firenze).
Decise di non dimostrare nessun favoritismo iniziale, ma insistette sul fatto che i governanti attuali di tutte le città-stato italiane avessero usurpato i loro poteri e che sarebbero dovute tornare sotto il controllo immediato dell’Impero e che gli esuli sarebbero dovuti essere richiamati. Il re Arrigo VII arrivò a Torino nel novembre del 1310 alla testa di 5000 soldati, di cui 500 cavalieri.
Dopo un breve soggiorno ad Asti dove intervenne negli affari politici della città, con grande costernazione dei guelfi italiani, Arrigo procedette verso Milano, dove fu incoronato Re d’Italia, con la Corona Ferrea, il 6 gennaio 1311 nella Chiesa di Sant’Ambrogio.
All’inizio volle restaurare la gloria del Sacro Romano Impero e assunse il ruolo di pacificatore delle fazioni guelfe e ghibelline, destando grandi speranze trai i suoi sostenitori, tra i quali c’era Dante Alighieri, il quale nella sua “Monarchia” affermava che l’autorità dell’Imperatore derivava direttamente da Dio e che pertanto l’Impero era indipendente dal papato. Coinvolto nella lotta tra guelfi e ghibellini, finì per schierarsi con questi ultimi, facendo preoccupare Roma e mettendosi in aperto contrasto con il Re di Napoli Roberto d’Angiò, capo dei guelfi, che appoggiava il Papato, e con Firenze, loro roccaforte.
L’Imperatore trascorse alcuni mesi a Genova, dove sua moglie Margherita di Brabante morì il 14 dicembre 1311 e dove il celebre scultore Giovanni Pisano fu artefice del suo monumento funebre commissionato dallo stesso Imperatore. Il monumento funebre chiamato “Elatio animae” (Genova Museo di Sant’Agostino) rappresenta Margherita sollevata per le braccia da due angeli che la aiutano nella sua ascensione al Paradiso. L’opera in marmo Apuano, non è completa ma lo sguardo dell’Imperatrice “nell’illuminarsi di una superna speranza” verso il Divino, rappresenta un precedente importante nelle rappresentazioni dell’estasi mistica in figure successive come la Santa Teresa d’Avila del Bernini (ROMA Chiesa Santa Maria della Vittoria). Faceva parte dell’opera funebre anche una statua rappresentate la “Iustitia Imperialis” proprio quella che secondo Dante Alighieri Arrigo VII incarnava.
Il sovrano continuò la sua discesa in Italia in nave verso Pisa, dove fu ricevuto con entusiasmo dagli abitanti ghibellini e nemici tradizionali di Firenze. Poi lasciò Pisa per andare a Roma ed essere incoronato imperatore, ma sulla sua strada scoprì che Clemente V non aveva intenzione di incoronarlo in quella sede.
Arrigo si avvicinò alle mura romane mentre la città era in uno stato di confusione: la famiglia Orsini aveva abbracciato la causa del Re di Napoli, mentre i Colonna erano schierati con gli imperiali.
Il 7 maggio, le truppe tedesche si fecero strada attraverso il Ponte Milvio ed entrarono in Roma, ma fu impossibile scacciare le truppe angioine dalla roccaforte del Vaticano. La famiglia Colonna controllava stabilmente la zona attorno alla basilica di San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e il Colosseo e così Arrigo fu costretto a svolgere la sua incoronazione presso il Laterano il 29 giugno 1312 obbligando con la forza i Cardinali preposti poiché il Papa Clemente V resta protetto ad Avignone.
Nel frattempo il re di Napoli – Roberto d’Angiò – aumentava le sue richieste all’Imperatore che invece di cercare una tregua minacciava di attaccare il Regno di Napoli accordandosi con il Re di Sicilia Federico d’Aragona.
Il caos nella città di Roma costrinse Arrigo VII a lasciare Roma, e sotto consiglio dei ghibellini si recò ad Arezzo. A metà settembre del 1312, prima di riuscire a scontrarsi con il regno di Napoli, dovette affrontare i guelfi fiorenti in una battaglia aperta. Ebbe cosi iniziò l’assedio di Firenze presso San Salvi: l’imperatore disponeva di circa 15000 fanti e 2000 cavalieri, contro i 64000 difensori fiorentini ai quali si erano aggiunte le comunità guelfe di Lucca, Siena a e Bologna. La battaglia durò sei settimane, ma alla fine l’Imperatore Arrigo VII fu costretto ad abbandonare l’assedio e tornare a Pisa. Villani osserva che in tale situazione la città di Firenze lasciò “spavaldamente” aperte le porte della città come se non fosse sotto assedio e in guerra, per continuare regolarmente i propri commerci.
Dopo aver ricevuto rinforzi dalla Germania, e dopo essersi arricchito grazie alla città di Pisa, l’Imperatore iniziò la sua campagna contro il Re Roberto d’Angiò di Napoli, vassallo della Chiesa. Arrigo VII lasciò Pisa fra l’entusiasmo di tutti i ghibellini l’8 agosto 1313 per quella che doveva essere una poderosa spedizione contro il Regno di Napoli con lui stesso alla testa dell’esercito. Il suo primo obiettivo fu la città di Siena che venne assediata, ma nel giro di una settimana fu colpito dalla malaria. Rifugiatosi prima presso i Bagni di Macereto (confinanti le Terme di Petriolo) e le Terme di Santa Caterina (in BagnoVignoni) per trovare sollievo, si trasferì poi a Buonconvento dove morì il 24 agosto 1313 nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo.
La sua morte fu così inaspettata che si sparse la voce che il Re fosse stato avvelenato da un frate di nome Bernardino da Montepulciano, suo confessore, tramite un ostia. Questa leggenda dovrebbe essere confutata dallo studio recente dei resti dell’Imperatore oltre che dalla dichiarazione autentica del figlio di Arrigo VII Giovanni di Boemia che smentì questa imputazione.
Dopo la morte gli furono tolte le viscere e il corpo fu trasportato prima a Paganico e poi a Suvereto dove fu sottoposto al rito dello spolpamento, in attesa della definitiva sepoltura a Pisa.
Arrigo VII non aveva nemmeno quaranta anni quando morì e le speranze per un effettivo potere imperiale in Italia, come si augurava anche Dante Alighieri, morirono con lui.
Arrigo VII era infatti l’Alto Arrigo del quale Dante parla nel Paradiso della Divina Commedia (Paradiso, XXX, vv.133-148). I pisani, fedeli all’Imperatore, alla sua morte costruirono una tomba monumentale all’interno della loro Cattedrale con un ricco corredo.
Fu costruita nel 1315 da Tino di Camaino, allievo di Giovanni Pisano, ed era composta dal sarcofago, la statua di Arrigo VII distesa sopra di esso, e molte altre statue a decorazione. Fu smantellata e danneggiata più volte e le parti riutilizzate nella Piazza del Duomo.
Negli anni ’20 del Novecento il sarcofago fu trasferito nel transetto destro della Primiziale (Duomo di Pisa), vicino l’urna di San Ranieri, Patrono alfeo. Altre statue furono posizionate sulla parte superiore della facciate, mentre altre raffiguranti lo stesso Arrigo VII erano nel Campo Santo Monumentale.
Oggi le statue sono state raccolte e ricomposte nella loro dislocazione originaria all’interno del Museo dell’Opera del Duomo inaugurato nel 1986, mentre la tomba è ancora all’interno della Cattedrale.
I SIMBOLI DEL POTERE NELLA TOMBA DI ARRIGO VII
L’ultima apertura del sarcofago di Arrigo VII risale al 1921, in occasione del 600° anniversario della morte di Dante Alighieri, e in quella stessa circostanza fu collocato nel transetto destro del Duomo di Pisa. Nonostante ciò, abbiamo dovuto aspettare fino ad Ottobre 2014 per renderci conto del valore del corredo funebre che ha accompagnato Arrigo per oltre sette secoli.
L’operazione di apertura del sarcofago ha impegnato diversi soggetti tra cui l’Arcivescovado, l’Opera della Primaziale Pisana, la Soprintendenza, e l’Università di Pisa.
Una volta rotti i sigilli sono apparsi i resti mortali dell’imperatore avvolti in un drappo, sopra il quale erano deposti corona, scettro e globo. I tre oggetti richiamano le immagini dell’Imperatore, contenute nelle 73 miniature del suo viaggio in Italia, commissionato dopo il 1330, dal fratello Baldovino e ora conservate a Coblenza nel Landenshauptarchiv, dove il fratello Baldovino, Arcivescovo di Treviri, che lo accompagna è ben riconoscibile dallo zucchetto prima di colore rosso e poi colore verde.
Oltre ai simboli del potere – corona, scettro e globo in argento dorato – è stato ritrovato un drappo rettangolare lungo oltre tre metri e largo 120 cm, una rara testimonianza della produzione unica di stoffe seriche degli inizi del XIV secolo, apparso essere un vero e proprio tesoro medioevale che per stato di conservazione e dimensioni è considerato il tessuto medioevale più importante mai ritrovato. Una “pietra miliare” con cui in futuro tutti i tessuti di seta pregiata verranno paragonati. E’ stato realizzato con bande di seta alte circa 10 cm alternate nei colori nocciola rosato, dal rosso originale, e azzurro. Colori ricchi di significato simbolico. Le bande azzurre risultano operate in oro e argento con coppie di leoni affrontati, simbolo della sovranità, mentre una complessa decorazione monocroma tono su tono è presente nelle fasce rosate. All’inizio della pezza, su di una fascia rosso violaceo listata in giallo, appaiono delle tracce di iscrizioni non ancora interpretate.
Elemento caratteristico, e che rende unico il manufatto, è la presenza sui lati lunghi delle cimase e sui lati corti, di due bande a piccoli scacchi: ciò definisce di fatto la dimensione del drappo e potranno fornire importanti indicazioni per definirne la destinazione d’uso. L’interpretazione e l’importanza di tale oggetto non è tanto nel significato dei singoli motivi decorativi quanto nel valore economico e nella qualità materica della seta, indicatore di potere, sacralità, preziosità che nel Medioevo erano universalmente riconosciuti. Tale preziosità iconografica può viaggiare nelle lunghe distanze e mantenere il proprio significato formale.
Altre importanti informazione sono state tratte dallo studio dello scheletro dell’Imperatore, ad opera della sezione di antropologia dell’Università di Pisa. Per adesso hanno consentito di stimare la statura di Arrigo VII in circa 1.78 cm, molto al di sopra della media del suo tempo, e di valutarne l’età al momento della morte in circa 40 anni.
Vista l’importanza degli oggetti, e considerato il contesto storico di riferimento, si è deciso di destinarli al Museo dell’Opera del Duomo di Pisa.
IL CODICE MINIATO DI BALDOVINO, FRATELLO DELL’IMPERATORE ARRIGO VII
Il Codex Balduineus è un codice medievale miniato del XIV secolo, formato da miniature e didascalie.
Il manoscritto descrive la campagna italiana dell’imperatore Arrigo VII negli anni tra il 1310 e il 1313, il cui obiettivo era di ottenere l’incoronazione da parte del papa e procedere ad un profondo rinnovamento dell’idea imperiale (restauratio imperii).
Il codice venne scritto probabilmente attorno al 1340, su incarico del fratello di Arrigo, Baldovino di Lussemburgo Arcivescovo di Treviri. Consiste in 37 pergamene con grandi illustrazioni e brevi annotazioni latine, e descrive i momenti salienti del regno di Arrigo, ma principalmente la sua discesa in Italia. Contiene inoltre la prima rappresentazione nota del Collegio dei principi elettori. Si tratta di un documento importante sulla storia dell’Impero nel tardo medioevo, oltre ad essere una rappresentazione affascinante ed unica nel suo genere del viaggio in Italia di Arrigo VII.
È conservato presso il Landeshauptarchiv di Coblenza.
Museo di Sant’Agostino – Genova
Piazza Sarzano, 35 R – 16128 Genova
Tel. 010 2511263 Fax 010 2464516
ORARIO INVERNALE (novembre – marzo)
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 8.30-18;
sabato e domenica 9.30-18.30;
lunedì chiuso
ORARIO ESTIVO (aprile – ottobre)
martedì 9-18;
mercoledì, giovedì venerdì e sabato 9-19;
domenica 9.30-19.30;
lunedì chiuso
Salvo aperture straordinarie che verranno anticipatamente comunicate, tramite la Stampa o nelle news del Portale dei Musei, il museo resterà chiuso nelle giornate di festività nazionali e locale (Festa Patronale 24/6) e cioè: 1/1, 6/1, Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25/4, 1/5, 2/6, 24/6, 15/8, 1/11, 8/12, 25/12, 26/12
Museo dell’Opera del Duomo di Pisa
Piazza Arcivescovado 6, PisaTel. 050 387 1210
Orari
APERTO TUTTO L’ANNO
DICEMBRE E GENNAIO
Torre Pendente 10.00 – 17.00
dal 22 dicembre al 6 gennaio 9.00 – 19.00
Cattedrale 10.00 – 12.45 / 14.00 – 17.00
dal 22 dicembre al 6 gennaio 10.00 – 18.00
Camposanto 10.00 – 17.00
Battistero Museo Opera Museo Sinopie
dal 22 dicembre al 6 gennaio 9.00 – 18.00
Biglietterie 9.30 – 16.30
dal 22 dicembre al 6 gennaio 8.30 – 18.30
NOVEMBRE E FEBBRAIO
Torre Pendente 9.40 – 17.40
1° novembre 9.00 – 18.00
Cattedrale 10.00 – 12.45 / 14.00 – 17.00
1° novembre 13.00 – 16.30
Camposanto 10.00 – 17.00
Battistero Museo Opera Museo Sinopie
1° novembre 9.00 – 18.00
Biglietterie 9.15 – 17.15
1° novembre 8.30 – 17.30
MARZO
Torre Pendente 9.00 – 18.00 (dal 30 marzo 9.00 – 20.00)
dal 23 al 29 marzo 9.00 – 19.00
Cattedrale 10.00 – 18.00 (dal 30 marzo 10.00 – 20.00)
dal 23 al 29 marzo 10.00 – 19.00
Camposanto 9.00 – 18.00 (dal 30 marzo 8.00 – 20.00)
Battistero Museo Opera Museo Sinopie
dal 23 al 29 marzo 9.00 – 19.00
Biglietterie 8.30 – 17.30 (dal 30 marzo 8.00 – 19.30)
dal 23 al 29 marzo 8.30 – 18.30
DA APRILE A SETTEMBRE
Torre Pendente 9.00 – 20.00
dal 17 giugno al 31 agosto 8.30 – 22.00
Cattedrale 10.00 – 20.00
Camposanto 8.00 – 20.00
dal 17 giugno al 31 agosto 8.00 – 22.00
Battistero Museo Opera Museo Sinopie
8.00 – 20.00
Biglietterie 8.00 – 19.30
dal 17 giugno al 31 agosto 8.00 – 21.30
OTTOBRE
Torre Pendente 9.00 – 19.00 (dal 1° al 4 ottobre 9.00 – 20.00)
dal 27 al 1° novembre 9.00 – 18.00
Cattedrale 10.00 – 19.00 (dal 1° al 4 ottobre 10.00 – 20.00)
dal 27 al 31 ottobre 10.00 – 18.00
Camposanto 9.00 – 19.00 (dal 1° al 4 ottobre 9.00 – 20.00)
Battistero Museo Opera Museo Sinopie
dal 27 al 1° novembre 9.00 – 18.00
Biglietterie 8.30 – 18.30 (dal 1° al 4 ottobre 8.30 – 19.30)
dal 27 al 1° novembre 8.30 – 17.30
L’ingresso ai monumenti e musei è consentito fino a 30 minuti prima dell’orario di chiusura. Nei giorni festivi la cattedrale apre ai visitatori alle ore 13.00.
Indirizzo dell’Archivio di Stato di Coblenza:
Landesarchivverwaltung Rheinland-Pfalz
Landeshauptarchiv Koblenz
Karmeliterstr. 1/3
56068 Koblenz
Telefon: 0261 9129-0 Telefax: 0261 9129-112
E-Mail: post@landeshauptarchiv.de
Articolo correlato:
L’Arte del Lusso e della magnificenza nel Rinascimento fiorentino
https://beatesca.com/2019/01/25/larte-del-lusso-e-della-magnificenza-nel-rinascimento-fiorentino/