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Palazzo delle Papesse a Siena e Galileo Galilei

A pochi passi da Piazza del Campo sorge Palazzo Piccolomi noto anche come Palazzo delle Papesse in onore di Caterina Piccolomini, sorella di Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, fondatore della città di Pienza. Seguendo il progetto di Bernardo Rossellino, architetto prediletto del Papa, i lavori iniziarono nel 1469. Armonioso ed elegante il palazzo è di architettura rinascimentale fiorentina su tre piani. Il piano terreno è caratterizzato dalla tecnica della bugnatura, mentre i piani superiori son caratterizzati da grandi bifore divise ma marcapiano.

Lo stile ricorda chiaramente Palazzo Rucellai di Firenze (disegnato da Leon Battista Alberti) o Palazzo Piccolomini di Pienza. Costruiti ambedue dal Rossellino allievo di Leon Battista Alberti e che rappresentano i primissimi esempi di architettura rinascimentale e ricerca della perfezione nell’ambito architettonico.

Caratteristico è il cortile interno di pianta quadrangolare perimetrato da colonnine i cui capitelli sono opera dello scultore Marrina. Tutto il complesso architettonico del Palazzo delle Papesse di Siena rientra nel progetto umanistico di Papa Pio II e di sua sorella Caterina, antenati dell’Arcivescovo Ascanio Piccolomini, che ospitò Galileo Galilei e che ricercarono anche in questo palazzo di realizzare il Progetto umanistico della Città Idealemantenendo ed utilizzando proporzioni perfette.

Alla fine del XVII sec. la famiglia Piccolomini si estinse ed il palazzo fu affittato a Collegio Tolomei, e vi rimase fine all’inizio dell’Ottocento. Dal 1858 ospita l’Archivio di Stato.

Dopo successive fasi di restauro e ampliamento della superficie, dal 1998 è riaperto al pubblico e ha la funzione di Centro per l’Arte Contemporanea.

Questo complesso ha un rilevante significato storico scientifico perché collegato con le vicende biografiche di Galileo Galilei. Nel 1633, dopo la condanna da parte dell’Inquisizione, lo scienziato pisano fu obbligato agli arresti domiciliari nella residenza dell’ambasciatore del Gran Duca di Toscana, Francesco Niccolini, a Trinità dei Monti a Roma. Potè lasciare la città pontificia nel mese di luglio dello stesso anno, grazie all’Arcivescovo Ascanio Piccolomini, che lo ospitò a Siena nel Palazzo avito, il Palazzo delle Papesse.

Durante il soggiorno senese nel 1633, l’Arcivescovo permise a Galileo di incontrare e scriversi con personalità della città e intraprendere, nonostante la condanna, anche dibattiti scientifici. Proprio in questo periodo Galileo produsse uno dei suoi più rinomati trattati scientifici “Discorsi e dimostrazioni matematiche intorno a due nuove scienze” pubblicato nel 1638 che fu utile a Newton per formulare la sua legge sulla gravitazione universale. Non ebbe lunga durata il soggiorno senese perché arrivò alla Santa Inquisizione una lettera anonima che denunciava l’operato dell’Arcivescovo e dello stesso Galileo. Il Sant’Uffizio provvide, sotto richiesta dello stesso Galileo, a confinarlo nella isolata Villa Il Gioiello, possedimento dello scienziato, ad Arcetri (Firenze). Nell’ordine di confinamento a Firenze, si intimava a Galileo di non chiamare né ricevere alcuna visita ad esclusione dei familiari, per un tempo ad arbitrio di Sua Santità. L’unica concessione fu di poter intraprendere alcuni rapporti epistolari con amici ed estimatori e la vicinanza delle amate figlie, soprattutto Virginia l’amatissima Suor Maria Celeste, che si trovava nel vicino convento di San Matteo in Arcetri.

 

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