Se chiudete gli occhi e immaginate un paesaggio toscano, ciò che salta subito alla mente sono dolci colline lussureggianti, magari adornate da altezzosi cipressi in fila indiana, campi stracolmi di gialli girasoli, e grandi casolari che svettano imponenti.
Invece la zona sud-est della Toscana è decisamente fuori dall’immaginario comune. Strade sinuose, deserti di creta, calanchi e biancane a costruire un paesaggio spesso e volentieri definito “lunare” o “desertico”.
Stiamo percorrendo i sentieri che attraversano le famose CRETE SENESI, conosciute nel Medioevo con il nome di “Deserto di Accona”. E proprio durante l’età di mezzo, grazie alle sue caratteristiche argille, è stato il soggetto di grandi opere artistiche tra cui l’affresco di Ambrogio Lorenzetti “Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo”.
Un territorio le Crete Senesi, in provincia di Siena, che include i comuni di Asciano, Buonconvento, Monteroni d’Arbia, Rapolano Terme, San Giovanni d’Asso e Trequanda. Il nome deriva dalla componete principale che caratterizza queste terre, ovvero l’Argilla o in toscano detta CRETA. Mista a salgemma e gesso, l’argilla rappresenta i sedimenti del Mar Tirreno, che nel corso del Pliocene (2,5 – 5,3 milioni di anni fa), ricopriva l’area. A testimonianza della presenza del mare, vi sono anche i reperti paleontologici ritrovati a qualche chilometro di distanza da San Giovanni d’Asso. Parliamo dei resti di “Brunella”. Così è stata chiamata la balena fossile di quasi 10 mt trovata nei terreni di Montalcino. Si tratta della più grande e antica balena fossile mai rinvenuta in Italia e nel bacino del Mediterraneo.
Brunella riposava tra le vigne di Montalcino: lo scheletro completo di questo cetaceo di oltre 5 milioni di anni fu trovato nel 2007 tra i filari del famoso Brunello. Si parla perciò di un terreno speciale, che custodisce preziosi tesori e che favorisce la produzione di uve che danno complessità e profumi ai vini qui prodotti.
A causa della grande attività umana che ha cercato negli anni di rendere coltivabili questi terreni, i caratteristici calanchi, ovvero solchi di erosione causati dal dilavamento delle acque, e le biancane, ovvero piccoli rilievi a forma di cupola, entrambi caratteristici di ambienti argillosi, sono sempre meno diffusi.
Aree che hanno mantenuto le originarie caratteristiche naturali sono le biancane di Leonina, i calanchi di Monte Oliveto.
Ovunque intorno a questo magico territorio sorgono borghi medioevali, pievi, castelli ma soprattutto antichi poderi, a testimonianza dell’importante civiltà contadina. Infatti questa zona era conosciuta come il “granaio di Siena”. Le difficili caratteristiche morfologiche del terreno permettevano solo colture come grano, girasoli e foraggio. Alla fine degli anni ’60 inizia l’abbandono delle campagne, ma inizia il fenomeno di immigrazione dei pastori, soprattutto dalla Sardegna, che portano in queste terre la cultura del pecorino. Non è infatti raro incontrare greggi di pecore al tramonto, che rendono il paesaggio ancora più suggestivo.
Percorrendo le strade “bianche” che attraversano questo territorio, molti sono i suggestivi luoghi in cui soffermarsi. Sicuramente da non perdere la Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, il borgo di Buonconvento, le Cave di Travertino di Serre di Rapolano, e la zona di San Giovanni d’Asso, l’area più antica delle Crete senesi, dove è possibile assaggiare una dei tartufi bianchi più pregiati e costosi, il tartufo bianco, a cui è dedicata un mostra-mercato ed un intero museo, all’interno del Castello di San Giovanni D’Asso.
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