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Storia di un antico manuale ritrovato: Il Codice Amiatino

Il grande storico anglosassone Beda il Venerabile (673-735 d.c.) autore delle biografie dell’ abate Ceolfried e dei suoi fratelli gli abati Benedict Biscop ed  e dell’Abate Sigfrid delle Abbazie gemelle di Jarrow-Wearmouth scrive che ripetutamente questi monaci andarono e tornarono da Roma più volte in quell’epoca remota passando per la strada più diretta fra l’Inghilterra e Roma che nel tratto francese fu essenzialmente la via degli evangelizzatori sassoni chiamata anche lo “chemin des Anglais”.

Il tragitto in Italia prendera’ il nome  invece di  Via Romea, Via Francesca o Via Francigena.

L’abate Ceolfried (Ceolfrudus Anglicorum) in uno di questi suoi viaggi  verso Roma acquistò per il suo monastero in Inghilterra una  delle prime copie scritte in latino esistenti al mondo del sacro libro della Bibbia, trascritta dal monaco Cassiodoro e trasferito come la maggior parte dei codici della biblioteca del Vivarium nelle raccolte Lateranensi al momento della morte di Cassiodoro.

Il grande monaco Cassiodoro insieme ad altri monaci amanuensi  aveva fondato a Vivarium, vicino a Squillace, in Calabria, suo paese natale un monastero ed una biblioteca dove egli si era ritirato dopo una vita di intensa attività politica anche presso i governo dell’Imperatore Teodorico re degli Ostrogoti . Il grande  Cassiodoro  aveva fondato il monastero del Vivarium con lo scopo di salvare i fondamenti della letteratura e della scienza latina e greca dalle immense devastazioni della guerra Gotica che dal 535 al 553 d.C contrappose l’impero Bizantino agli Ostrogoti per i territori che fino ad allora erano parte dell’Impero Romano d’Occidente e che si stava svolgendo in quegli anni  in Italia.

Questi lunghi anni di guerra e di vaste distruzioni avevano infatti spopolato intere città impoverito le popolazioni già stremate da una lunga carestia e flagellate da un’epidemia di peste che fece piombare l’Italia in un periodo oscuro. In tale situazione storica  nella quale le rare cronache dell’epoca riportano anche episodi di cannibalismo gli antichi codici e le grandi raccolte di leggi dell’impero Romano ma anche tutta la sapienza e la conoscenza del passato latina e greca veniva data alle fiamme e niente si sarebbe salvato senza la determinazione e la ricerca attuata a Vivarium.

Il monastero prendeva il nome da una serie di vivai di pesci fatti preparare dallo stesso Cassiodoro che rappresentavano un forte valore simbolico legato al concetto di Cristo come ichthis, la traliterazione in caratteri latini della parola greca “pesce”, che è un simbolo religioso del cristianesimo.

Nel Monastero del Vivarium furono salvate opere della Sacra Scrittura ma anche 22 libri dell’Antichità Giudaica, centinaia di scritti e papiri sulla scienza e la cosmografia come il famoso Codice di Tolomeo, opere di filosofia di Aristotele e di agraria e per la medicina le famose opere di Ippocrate e Galeno.
L’attività svolta al Vivarium influenzerà tutti i monasteri  d’Europa e da questo momento in poi il sistema monastico adotterà con regolarità il compito di riprodurre documenti come parte dell’attività monastica stessa.

Tra questi immesi tesori i monaci amanuensi di Cassiodoro crearono una copia della antica Bibbia e la chiamarono  per la sua mole Codex Grandior.
Questa antica copia della Bibbia insieme ad altri due esemplari manoscritti da Cassiodoro ed i suoi monaci sono la prima copia amanuense in un unico insieme della traduzione attuata in latino, degli antichi papiri greci ed ebraici, da San Girolamo.

Le istruzioni di Cassiodoro ai suoi scelti traduttori e grammatici amanuensi era di non aver fretta nel tradurre le parole riportate ma rispettarne e conservarne le peculiarita’ grammaticali, le metafore e la composizione delle frasi .

L’Abate Cassiodoro  considerava, infatti, il testo della Bibbia di San Gerolamo  ispirata dal divino, la sua traduzione non doveva perciò in alcun modo essere soggetta a corruzione con una errata traduzione.

Poco dopo la morte di Cassiodoro probabilmente avvenuta verso il 583 d.c. la biblioteca del Vivarium venne trasferita in gran parte a Roma alla biblioteca del Laterano e lì il monaco Abate Ceolfrid vide e comprò il Codex Grandior per portarlo nel regno di Northumbria l’attuale Inghilterra dove a sua volta questo antico codice oggi disperso venne ricopiato in più esemplari, forse 3 due dei quali destinati all’Abbazia di Wearmouth e jarrow dei quali era fondatore.
Una copia invece doveva essere riportata a Roma come regalo per il Papa Gregorio II.

Quella per il Papa avrebbe avuto un’iscrizione dedicatoria in cui si sarebbe menzionato il nome dell’Abate Ceolfrid che in segno di fede aveva fatto questo dono al Papa .

I monaci di Wearmouth e Jarrow partirono in circa 80 il 4 Giugno del 716 per Roma. Ma l’Abate Ceolfrid  già settantatrenne il 25 Settembre morì a Lengres. 

Il codice che doveva essere donato al Papa prosegui’ pero’ il suo viaggio con la comitiva che lo trasportava per Roma  sulla Via Francigena. Ma a Roma dal Papa Gregorio II questo grande ed importante manoscritto non arrivò mai.

Il suo tragitto dà “Extremis de finibus” come era considerata l’Inghilterra  all’epoca, sembra fermarsi in una località chiamata “Callemala” nella Valle del fiume Paglia alla pendice del monte di Radicofani da dove   passava  un’antica strada basolata di epoca romana  che raggiungeva il  Monte Amiata.

Il villaggio di Callemala  che aveva raggiunto i circa 300 abitanti pare si trovasse nel pianoro dove i torrenti Vascio, Cacarello e Pagliola danno origine al fiume Paglia e proseguiva verso il villaggio di Voltole dove si trovava la chiesa di San Pietro.

Qua in questi luoghi oggi quasi avvolti dai boschi il corteo dei monaci partiti dall’Inghilterra pare fosse costretto a lasciare il famoso codice anche se non ne sappiamo le motivazioni.

Il Codice infatti riappare solo un secolo dopo presso l’Abbazia di San Salvatore sul Monte Amiata costruita nel contempo dove rimase custodito per circa 1000 anni acquistando il nome di Codex Amiatinus

Nel 1786 il Codex Amiatinus fu trasferito presso la Biblioteca Medicea Laurenziana in Firenze per volontà del granduca Leopoldo II d’Asburgo-Lorena dove è conservato tutt’oggi.

Il codice è composto da 1040 fogli di fine pergamena ben conservata e misura 49 cm di altezza per 34 cm di larghezza con uno spessore di 18 cm ed un peso di 34 Kg.

Per la realizzazione delle pergamene che compongono questo grande codice antico furono necessari circa 2000 capi di bestiame, è scritto in due colonne per pagina ed è un raro esempio di calligrafia medievale onciale, adatto alla pergamena.

La prima pagina del Codex Amiatinus si apre con una miniatura su pergamena (mm500x340) raffigurante il Profeta Esdra (per alcune versioni si tratterebbe invece del  monaco Cassiodoro) che scrive su un codice con sullo sfondo un armadio contenente degli altri volumi manoscritti.

L’Armarium dall’latino classico “arma”indica un ripostiglio, una nicchia in una parete di una stanza adibita a custodirvi armi.

Dall’Alto Medioevo (Dal 476 d.C. anno della caduta dell’Impero Romano d’Occidente fino all’anno 1000 circa) designa la biblioteca cioè un unico mobile che raccoglie pochi libri di una comunità o di un privato.

Anche le grandi raccolte dell’Occidente cristiano nei Palazzi Lateranensi seguiranno questo schema impresso nelle miniature degli antichi codici medievali e soprattutto della biblioteca del Vivarium di Cassiodoro dove le raccolte erano suddivise in  argomenti per Armarium con vere e proprie bibliografie analitiche dei codici in essi contenuti.

Gli armadi che contenevano i codici erano mobili di legno piuttosto bassi provvisti di ripiani e di ante ma potevano anche raggiungere grandi dimensioni sino a ricoprire l’intera parete.

Probabilmente l’esistenza di questo codice e di Cassiodoro era conosciuta anche dall’Imperatrice Galla Placidia poiché nel suo mausoleo a Ravenna fece rappresentare con un bellissimo mosaico un armarium contenente i codici antichi ricopiati da Cassiodoro.

Oggi il Codice Amiatino con questa miniatura su pergamena disegnata inizialmente è visibile presso la Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

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